giovedì 4 giugno 2015

...perché capiamo quel che vogliamo capire.

Apro Facebook. Mi salta all'occhio il titolo di un "giornale" (non so bene come definirlo, non ricordo nemmeno qual è) che dice che secondo Jovanotti "è giusto lavorare gratis".
Ora, la cosa mi sembra strana. Approfondisco. Vado a leggere, guardo, e scopro che il sig. Cherubini ha detto, più o meno in questi termini, che da ragazzino ha fatto volontariato in svariate sagre, che il tutto gli è servito e che sono state esperienze formative.
Oh, capiamoci, questa di Jovanotti è una stupidaggine, eh. Però mi ha fatto pensare a come venga innanzitutto manipolata, e in secondo luogo ricevuta, l'informazione. Anche quella "leggera".
E' senza dubbio vero che i titoli dei media sono spesso fuorvianti, creati per "catturare" click e attenzioni. E' altrettanto vero, però, che basta scavare un attimo per andare a capire il contenuto reale della notizia. E allora tutto questo vuol dire che talvolta noi certe interpretazioni le accettiamo perché ci vanno benissimo. Perché è quello che cerchiamo, per condividerlo con gli altri ed esprimere la nostra "indignazione". Perché nel caso specifico l'idea di un cantante ricco e famoso che dice che è giusto lavorare gratis solletica la pancia della generazione "anti-kasta". E pazienza se poi Jovanotti non ha - in effetti - mai detto niente del genere, ormai la valanga di rabbiosa indignazione (fatta di post e retweet, spesso offensivi e volgari) si è scatenata.

...perché capiamo quel che vogliamo capire.

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