mercoledì 23 maggio 2018

La Storia...

"Adesso ho giorni buoni e una vita dignitosa
Ma non mi piego a una coscienza silenziosa
Al futuro porto in dote la memoria
Nel cuore rugge l'urlo della storia"

Si concludeva con questi versi "Novecento", brano musicale presentato da Valerio Sanzotta a Sanremo Giovani dieci anni fa esatti. E in questi giorni di strana politica, mi sono riesplosi in testa come una bomba. Sì, perché ho il sospetto che tanti degli strampalati commenti (o insulti, fate voi) che si leggono sui social quando si parla della situazione politica e sociale attuale, nascano da una totale mancanza di conoscenza della nostra storia.

Quando tanti dei miei alunni mi confidavano (eh sì, con un insegnante di religione gli studenti si confidano spesso) il loro disamore (per non dire ribrezzo) nei confronti della storia come materia scolastica, da un lato li capivo (al liceo non ero propriamente uno studente modello), ma dall'altro cercavo di far comprendere loro che la storia in realtà è fondamentale, perché noi siamo quello che siamo per via della storia che abbiamo dietro. Perché di fatto la storia è fatta da persone. Persone che hanno fatto scelte, che inevitabilmente hanno "creato" il mondo e le società nelle quali viviamo. Perché, come cantava De Gregori, "la storia siamo noi". Sorvoliamo sul fatto che i programmi scolastici non arrivino mai a coprire i fatti del dopoguerra, ma vabbè.

A me pare che la mancanza di una "coscienza storica" sia il grande problema dello scenario politico/sociale di oggi. E' questa mancanza che porta molti ad equiparare tutto e tutti, a buttare tutto nello stesso calderone, per cui si sentono affermare cose aberranti. Tanto per fare un esempio eclatante, si sente dire che "si stava meglio quando c'era lui". Ma anche cose più "sottili", tipo l'essersi dimenticati che cosa sono stati gli anni di piombo, le stragi nelle piazze, gli omicidi del terrorismo (rosso e nero). E a pensare che in quegli anni si stava meglio di oggi. O tipo l'essersi dimenticati che di morbillo si moriva, e pensare con nostalgia a quando non c'era l'obbligo di vaccinarsi.

E in questo calderone, si guarda solo il proprio orticello. E si crede - a torto, non menatemela, totalmente a torto - di vivere nel periodo storico/politico/sociale peggiore possibile. E' l'unica giustificazione alle grida, agli schiamazzi, all'insulto nei confronti di chi la pensa in modo diverso da te, all'insulto più forte nei confronti di chi VOTA in modo diverso da te. Perché è chiaro che se si pensa di essere nel periodo storico/politico/sociale peggiore di sempre, allora si è legittimati a gridare, berciare, insultare. Se si crede di vivere il periodo peggiore della storia italiana, beh, allora tutto è lecito, allora chi ha governato prima necessariamente deve essere il male assoluto.

Vi do una notizia, signori, e ve la do con grande serenità: NON SIAMO NEL PERIODO PEGGIORE DELLA STORIA ITALIANA. Neanche lontanamente. Siamo in anni in cui l'Italia, pur senza negare tutti i problemi che esistono, vive in una condizione di pace. Di relativa tranquillità economica (sì, certo che ci sono paesi che stanno meglio di noi, ma vogliamo parlare di quanti sono quelli che stanno PEGGIO?). Viviamo in anni in cui la lotta alle mafie, anche se è ben lungi dall'essere conclusa, è infinitamente più avanti di 30 anni fa, e questo anche grazie al sacrificio di un sacco di gente. Non sto negando l'esistenza dei problemi, delle sacche di povertà, delle difficoltà a trovare un'occupazione stabile, non sto negando nulla di tutto questo. Ma non venitemi a dire che siamo nel periodo peggiore della nostra storia italiana, perché è un'affermazione assolutamente ridicola.

Non va tutto bene, certo che no. I problemi ci sono e sono tanti. Ma il primo problema è la percezione che si ha del periodo storico in cui si vive. Se questa percezione è errata, nessuno degli altri problemi verrà mai risolto.