martedì 15 dicembre 2015

Ma ora è il tempo della tenerezza.

Premessa: so che questo post potrebbe suonare come una sorta di bilancio dell'anno che sta per finire. Non è nelle mie intenzioni fare una cosa del genere, ma se capiterà, va bene lo stesso.

Scrivo senza essere stato sollecitato da avvenimenti particolari, per una volta. Scrivo perché il groviglio di pensieri sociologici/filosofici/teologici che ho in testa mi chiede di provare a mettere un po' d'ordine (anche se l'impresa è ardua, e non so quanto in effetti sarà possibile compierla).
Prendendo in prestito le parole di Papa Francesco a conclusione del Convegno Ecclesiale di Firenze, si può dire che "non siamo tanto in un'epoca di cambiamenti, quanto in un cambiamento d'epoca". E i segnali di questo cambiamento d'epoca colpiscono, destabilizzano, infastidiscono, danno speranza, impauriscono, spalancano l'infinito. Tutte queste cose insieme.

Siamo davanti a sfuriate di terrorismo spaventose, a bombe lanciate sulla Siria, a ondate di migranti che cercano salvezza, a ondate di xenofobi che cercano Salvini.

Siamo davanti a fotografie di animali proiettate sulla Basilica di San Pietro, a gente infastidita dagli animali sulla Basilica di San Pietro (quasi che la Creazione non comprenda anche gli animali), a gente in estasi per gli animali sulla Basilica di San Pietro, a gente indifferente per gli animali sulla Basilica di San Pietro.

Siamo davanti a ipotetiche teorie gender, a reali gender studies, a Sentinelle rigidamente in piedi, ad associazioni LGBT rigidamente ferme sulla rivendicazione dei diritti (ma siamo proprio sicuri che tutti i diritti rivendicati siano realmente diritti?).

Siamo davanti a presepi che infastidiscono le persone (!) e a presepi che vengono usati come spade contro altre persone (!!).

Siamo davanti a cardinali rigidi come pali della luce, rimasti fermi al 1500, e a monsignori che fanno "outing" pretendendo di mantenere sacerdozio e compagno così, come se nulla fosse.

Siamo davanti a straordinari Sinodi sulla famiglia e ad altrettanto straordinari Convegni Ecclesiali.

Siamo davanti a una politicante che critica un prete per il suo modo di vestire a Ballarò, salvo poi vestirsi a sua volta da Arbre Magique alla prima della Scala di Milano.

E in tutto questo caos, siamo davanti a un Papa che indice un Giubileo straordinario, e si permette di chiamarlo "Giubileo della Misericordia". E caspita, mi sa che ha ragione lui, perché se c'è una cosa di cui questo povero mondo ha bisogno è proprio la misericordia. Che non è solo ed esclusivamente il perdono dei peccati, come già qualche "addetto ai lavori" sta cercando di lasciar intendere. Sarebbe un po' pochino ridurre la misericordia a quello, come se i nostri peccati fossero la cosa più importante. No, la misericordia è qualcosina di più, e credo che innanzitutto parta da un atteggiamento da assumere. Da uno stile, se vogliamo. Dalla tenerezza, come dice il Papa.

Ecco, forse la chiave per capire le sfide e le domande che questo cambiamento d'epoca ci pone davanti è proprio la tenerezza. Mancano dieci giorni a Natale, a quel momento indescrivibile in cui Cristo diventa uomo come noi, come ognuno di noi. E al di là del freddo, delle difficoltà, di Erode, dell'asino e del bue, il Natale è il tempo della tenerezza. Ci sarà il momento del dolore, della passione, della morte e della risurrezione. Ma ora è il tempo della tenerezza.

Buon Giubileo della Misericordia a tutti!