giovedì 14 novembre 2013

...non parlare di Corda in casa del Pregiudizio

Sono più di ventiquattr'ore che sento il bisogno di scrivere questo post, senza trovare il tempo, i modi e l'ispirazione per scriverlo. Ci provo ora.

Confesso che l'altra sera, sentendo al TG il "riassunto" dell'intervento della deputata M5S Emanuela Corda sul kamikaze di Nassiriya, la mia prima reazione è stata fin troppo simile a quella di alcuni parlamentari. La mia prima frase è infatti suonata come "questa si è rincoglionita".

Per fortuna - e non ringrazierò mai abbastanza per questo - sono sposato con una santa donna, spesso decisamente più acuta e sensibile di me. La quale mi ha fatto notare che stiamo pur sempre parlando di una vita umana. Oltretutto, di un kamikaze, che certamente non ha avuto grandi possibilità di avere una visione del mondo diversa da quella che gli era stata inculcata.

E allora mi sono fermato. Mi sono zittito. E ci rifletto sopra da ore, mente intorno a me volano commenti di tutti i tipi, tra sdegno, vergogna, urla e strepiti.

Mi domando: possibile che questi dannati pregiudizi - che cerco di evitare da sempre, evidentemente con scarsi risultati - mi abbiano chiuso gli occhi a tal punto? Possibile che io abbia bollato come "spazzatura" l'intervento in questione solo perchè veniva dal M5S, verso cui - confesso - non provo molta simpatia? E se le stesse parole fossero venute, che so, da un personaggio che stimo? Magari da un personaggio come p. Alex Zanotelli, per esempio? Che cosa avrei detto?

Sono andato a rileggermi il testo integrale dell'intervento della Corda, e non ci ho trovato l'esaltazione del kamikaze. Non ci ho trovato l'offesa nei confronti dei militari italiani morti nell'attentato. Non ci ho trovato la giustificazione del gesto, che rimane orrendo e ingiustificabile. Ci ho trovato un errore, d'accordo, perchè il kamikaze non era marocchino, come invece è stato detto. Ma soprattutto ci ho trovato la pietà umana, la pietà - mi verrebbe da dire, rischiando l'ira di qualcuno - evangelica.

Io non so se fosse il luogo e il momento giusto per ricordare anche quel ragazzo che si è fatto esplodere, causando tanto male e tanto dolore. Ma so per certo che definirlo vittima non è nè esagerato nè sbagliato. Di questo ne sono sicuro.

E so anche - purtroppo - che talvolta i pregiudizi offuscano, nonostante uno passi la vita a cercare di non farsi fregare da essi.

E allora lasciatemela ringraziare nuovamente, la donna che ho accanto e che mi ha aperto gli occhi, ancora una volta. Grazie, Chiara, di tutto.

Buona giornata a tutti!

1 commento:

  1. Sono d'accordo su QUASI tutto.
    Sicuramente l'attentatore non ha potuto scegliere quella visione del mondo che, come giustamente dici, gli è stata inculcata. E DI QUESTO è una vittima.
    Ma HA SCELTO di uccidersi facendo in modo di portare con sé quanti più persone poteva tra quelli che considerava nemici. Di questo non è vittima.
    Aveva la possibilità di scegliere di non uccidere. Quante persone in tutto il mondo odiano o sono risentite o si sentono defraudate, ma non per questo arrivano a uccidere?
    Tutti noi facciamo scelte ed è giusto essere responsabili di queste scelte, anche se quello che ci ha portato a questa scelta è ignoranza e/o una visione del mondo più o meno distorta.
    Quindi pietà per lui, come per tutti quelli che sono morti quel giorno, ma considerare lui stesso vittima del suo gesto... questo mi sembra davvero troppo.
    Più che giusto aprirsi alla pietà e alla carità, ma attenzione a non andare troppo in là o si arriva alla totale deresponsabilizzazione. Per ogni atto, per ogni scelta umana, se si scava, si può trovare una spiegazione, ma questo non deve portarci a giustificare sempre e comunque le scelte altrui.

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