sabato 21 agosto 2021

La nuova traduzione del Signore degli Anelli: si Fatica, ma va letta

Ho atteso qualche giorno prima di scrivere le mie impressioni sulla nuova traduzione del Signore degli Anelli da parte di Ottavio Fatica, per evitare di essere frettoloso (Barbalbero apprezzerebbe) e per lasciar sfumare gli ultimi echi dalla mia mente. E vi chiedo perdono per il tremendo giochino nel titolo del post, che già basterebbe per chiudere qui questo articolo.

Se volete comunque andare avanti, vi avverto che ho tre doverose premesse da fare, prima di addentrarmi nell'analisi.

La prima riguarda il mio rapporto con Tolkien: ho letto 13 volte il Signore degli Anelli (12 nella vecchia traduzione, 1 nella nuova), 3-4 volte lo Hobbit, un paio di volte il Silmarillion, almeno una volta tutti gli altri testi del Professore di Oxford. Questo non mi rende affatto un esperto, tutt'al più un appassionato. Dico questo perché ci tengo a far capire che gli "esperti" Tolkeniani sono un'altra cosa. Sono persone che hanno passato buona parte della loro vita a sviscerare, analizzare, capire l'opera Tolkeniana per poi scrivere, scrivere e ancora scrivere sull'opera Tolkeniana. Ci sono migliaia di opere e riviste dedicate a  Tolkien, alcune delle quali di grande valore e competenza, altre molto meno. Ecco, ci tenevo a sottolineare che io sono "solo" un appassionato. Amo Tolkien alla follia, ma non ho mai scritto SU Tolkien, né - per ora - ho intenzione di farlo (no, questo mio post non è su Tolkien, ma sulla nuova traduzione italiana).

La seconda è una banalità, che in teoria sarebbe ovvia, ma forse è comunque meglio esplicitare. Tutto ciò che dico in questo articolo è una mia mera opinione. Lo specifico perché la comunità Tolkeniana si è spesso mostrata estremamente suscettibile (basti vedere i toni usati proprio per commentare questa nuova traduzione), per cui vorrei evitare di creare polemiche, se mai qualche Tolkeniano di ferro capitasse su questi lidi.

La terza è che non ho mai letto il Signore degli Anelli in inglese. Per cui la mia non è una vera e propria analisi "della traduzione", ma piuttosto di come il lavoro di Fatica riesca a scorrere, a migliorare o a peggiorare la resa del romanzo in italiano. I riferimenti che farò rispetto all'inglese sono frutto del fatto che sono andato a vedere alcune parti proprio per poter fare un confronto.

Detto questo, cominciamo. Mi permetto di darvi un ultimo consiglio: se volete affrontare questa nuova traduzione, fatelo tenendo presente che è difficilissimo schiodarsi dalla mente alcuni nomi ed espressioni provenienti dalla vecchia, e questo inevitabilmente pesa. Io ho cercato di sganciarmi il più possibile, affrontando il testo come se stessi leggendo qualcosa di "nuovo". Non so se ci sono del tutto riuscito, ma tant'è. 

La prima sorpresa, dopo le infinite polemiche, è che la traduzione di Fatica non è affatto brutta. Avevo letto commenti dai toni apocalittici, quasi come se l'opera di Tolkien fosse stata distrutta e deturpata irrimediabilmente, e invece... e invece la traduzione scorre bene. Funziona. Per certi versi è anche nettamente migliore di quella a cui eravamo abituati. Scorre nel senso che è decisamente meno pomposa (sono andato a sbirciare, l'inglese di Tolkien - salvo alcuni momenti - non è affatto pomposo), è più "naturale" e mi sento di poter azzardare l'idea che sia molto più vicina all'inglese tolkeniano di quanto non fosse la vecchia traduzione. Anche l'utilizzo di termini che in italiano suonano arcaici, o quantomeno bizzarri, risponde alla necessità di tradurre in modo più fedele alcune scelte "particolari" fatte da Tolkien stesso. Vi faccio un esempio su tutti: all'inizio del libro, Tolkien parla del fatto che Bilbo compirà 111 anni. E per farlo, usa un termine che di fatto nell'inglese moderno non esiste: "eleventy-first". E' un termine semi-inventato dallo scrittore, che nella vecchia traduzione viene semplicemente sostituito da "centoundicesimo". Corretto come concetto, certo, ma perde la stranezza che Tolkien VOLEVA inserire nel testo. Fatica decide di tradurlo "undicentesimo", che può non piacere, ma a mio avviso mantiene molto di più lo spirito del testo originale. E di scelte di questo tipo il testo è pieno zeppo (anche un po' troppo, a volte). Ripeto, possono non piacere, ma tengono conto dell'idea originale molto più di quanto non faccia la vecchia traduzione, che su queste stranezze passa a mo' di rullo compressore, appiattendole. 

Altra nota di merito a Fatica (tranquilli/e, arriveranno anche i punti dolenti) è il rispetto dei registri linguistici. Tolkien fa parlare i vari personaggi in modo diverso a seconda della loro provenienza, razza (Elfi, Nani, Hobbit, Uomini), istruzione e ceto sociale. E finalmente in questa traduzione i registri si sentono tutti. La parlata di Frodo è diversa da quella di Sam, che è diversa da quella di Gimli, di Legolas, di Elrond, di Gandalf. Ci sono personaggi che parlano in modo sgrammaticato, altri che parlano in modo estremamente solenne, altri in modo rude ma pieno di dignità. Nella traduzione della Alliata questa cosa un po' si perde, ne converrete con me, se l'avete letta per bene. Peccato solo per la scelta di alcuni vocaboli un po' "aulici" messi in bocca a personaggi che non lo sono per nulla; questa francamente è una scelta poco comprensibile.

Ultimo punto positivo a favore della nuova traduzione: le poesie/canzoni in linea di massima non sono affatto male. Non sto dicendo che siano dei capolavori (ma ad onor del vero nemmeno tutte quelle in inglese lo sono), ma tutto sommato rendono bene, a mio parere meglio di quelle nella vecchia traduzione. Con la terribile eccezione della poesia dell'Anello: quella è proprio brutta. Io non so cosa sia passato per la testa di Fatica quando si è cimentato in QUELLA traduzione, ma decisamente non ci siamo. E' brutta, cacofonica e anche discretamente sballata rispetto all'originale (tanto per dirne una, perché mai deve sparire la parola "anello" dai versi finali?).

Il vero problema della nuova traduzione sono i nomi. Molti sono ininfluenti; alcuni sono migliori (Borgocorno invece di Trombatorrione) ma tanti, troppi, anche al netto del consiglio che davo all'inizio, sono francamente orribili. Orribili, non trovo altri termini. Vi faccio alcuni esempi, così ci capiamo. Il fiume che scorre nella Vecchia Foresta veniva tradotto "Sinuosalice". Che, diciamolo, è fantastico. Suona benissimo, rende bene l'idea di un posto avvolgente e anche un po' pericoloso... è perfetto. Ecco, nella nuova traduzione diventa "Circonvolvolo". Circonvolvolo, capite? Circonvolvolo. Dai, su. Altro esempio? Brandybuck e Terra di Buck. Io capisco tutto, ma come può venire in mente di tradurre "Brandaino" e "Landaino"? Merry Brandaino? Ma sul serio? In generale inoltre tutti i nomi dei quartieri della Contea suonano malissimo. La locanda "Il Puledro Impennato" diventa "Il Cavallino Inalberato". Ok, pony non è puledro, è vero. Però "inalberato"? Davvero non si poteva trovare niente di meglio? Sulla scelta di "Forestali" in luogo di "Raminghi" si è già discusso tantissimo; è vero che probabilmente si avvicina di più all'idea originale, ma purtroppo "forestali" in italiano indica un'altra cosa. E non si può non tenerne conto, dai. Orribile anche la scelta di "Occidenza" in luogo di "Ovesturia" (la sentite la diversa solennità dei due termini?). Brutta - ma ci posso passare sopra - anche la scelta di indicare gli Istari (Gandalf & co.) come "Maghi" anziché "Stregoni". Ma la cosa che mi ha creato un moto di raccapriccio è stata la nuova traduzione di Shelob. Shelob non si tocca. Shelob va benissimo così, Shelob è Shelob. Lo sentite come anche senza conoscere l'inglese il termine "Shelob" suoni minaccioso, terribile, faccia rabbrividire? Ecco. Preparatevi, perché è diventata "Aragne". Aragne, non so se rendo l'idea. Una specie di romanaccio, "A ragne, viè quà". Sì, lo so che "aragne" è italiano arcaico. Però qui non funziona proprio. Dai.

Insomma, per concludere... la nuova traduzione ha svariati pregi e altrettanti difetti. La cosa davvero buona - e non lo dico io, lo dicono fior fior di esperti Tolkeniani - è che finalmente CI SIA una nuova traduzione, il che è un inizio per poter porre "Il Signore degli Anelli" dove deve stare, ovvero tra i classici indiscussi della letteratura mondiale, che di traduzioni (più o meno buone) ne hanno avute ben più di due. Confidiamo nel futuro!

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