mercoledì 23 giugno 2021

Il pasticciaccio Vaticano-DDL Zan

Due riflessioni sul pasticciaccio Vaticano-DDL Zan. La prima rivolta a chi attacca e critica la Chiesa Cattolica, la seconda invece - per la quale utilizzo scritti di persone indubbiamente più preparate di me - indirizzata a chi della Chiesa Cattolica si sente parte integrante.

Prima riflessione, che non riguarda soltanto il caso in oggetto, ma vale sempre:

Quando si affrontano argomenti di grande complessità, in tutti gli ambiti, giustamente si invitano le persone a trattare la tematica con la dovuta attenzione, ricorrendo al parere degli esperti, cioè di persone che hanno dedicato tutto il loro percorso di studi a quel determinato argomento. Vale per la scienza, vale per la letteratura, per la filosofia, per qualsiasi campo del sapere. Ma quando si parla di Chiesa e di Religione, allora no. Allora vale tutto. Allora l'argomentazione diventa il ritornello urlato "TASSE-PRETIPEDOFILI-ABBATTIAMOILVATICANO", il massimo esperto diventa Fedez, che lancia i suoi strali con le stesse modalità di un SalviniMeloni qualsiasi. Forza, ragazzi, le critiche sono importanti, anzi, fondamentali. Però accidenti, cerchiamo di elevarci un po'. Come dico sempre ai miei studenti, la Chiesa non è un blocco di granito, in cui tutti hanno lo stesso pensiero. Oltretutto - come vedrete tra poco - esistono fior fior di teologi, biblisti, canonisti e altri esperti il cui lavoro è ESATTAMENTE quello di porre dubbi, domande, far emergere le criticità interne alla Chiesa e trovare le strade per superarle. E se le strade non ci fossero, trovare i modi per aprirne di nuove. Quindi, per favore, innalziamoci un po' dal "livello Fedez". Si può fare, e ne vale la pena. Basta volerlo.

Per la seconda riflessione, come annunciato, mi faccio aiutare da chi è più preparato di me, e in particolare da Andrea Grillo, cattolico, docente e fine teologo. 

Cito: "Il problema [...] esiste. E riguarda  la paura. Che domina fuori e dentro la Chiesa. E il difficile concetto di diritti soggettivi, duri da digerire e da riconoscere. Come cattolici siamo sempre tentati di usare un concetto di legge incapace di riconoscere davvero i diritti dei soggetti. E pensiamo di tutelare una dottrina immutabile guardando con sospetto a nuove libertà, mentre dovremmo scoprire che le nuove libertà, a modo loro e con le loro maniere, ci permettono di comprendere meglio il nostro non definitivo "sapere" sulla (omo)sessualità. La ossessione per la definitività della dottrina induce spesso in errore".

E ancora: "La differenza tra la rozza negazione dei diritti di chi ha orientamenti diversi e le buone ragioni di una sana dottrina cristiana mi sarei aspettato che emergesse con maggiore nitidezza. Permettere che si confonda la tradizione cristiana con la non sopportazione che l'altro voglia essere quello che è, per timore di non poter essere più se stessi se l'altro sarà tutelato, mi pare che sia sempre un passo falso, che facilmente si trasforma in un boomerang inesorabile".

E infine: "Né il cristianesimo, né il cattolicesimo deve credere di possedere un sapere "definitivo" sulla sessualità o sulla omosessualità. Credere in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo non implica, a cascata, una antropologia rifinita. Chi sia un uomo o una donna non è oggetto di una "dottrina compiutamente acquisita", perché l'uomo e la donna sono, da Dio, affidati sempre anche a loro stessi. Sono creati per essere liberi di corrispondere a sé in relazione a Dio. La pretesa di una "completa antropologia" è, in fondo, un ideale senza fede. Non vi è, dunque, una "rivelazione della sessualità" che sia un sapere definito, strutturato e chiuso. La evoluzione della dottrina cristiana è tale in moltissimi altri suoi aspetti: per cui possono apparire sulle cartine geografiche continenti che non si conoscevano, sole e terra possono scambiarsi di posto in cielo, le donne possono presiedere i tribunali e gli uomini possono chiedere il permesso "per maternità". Saper rispettare questa evoluzione, non rinunciando ad orientarla e ad abitarla, è l'unica via praticabile. E se l'episcopato per un millennio non è stato considerato un sacramento, come potremmo rassegnarci a guardare la omosessualità sempre soltanto come un vizio, un peccato, un disordine o, al massimo, una malattia? Perché dovremmo escludere "dal disegno di Dio" che sia invece una identità "possibile" in quanto identità "reale"? E che ammettere e accettare questo, come abbiamo riconosciuto Galileo, le ferrovie, le pensioni o i trapianti di cuore, non sovverta né la cupola di S. Pietro né la storia della salvezza né il disegno del creatore?".

Come vedete, le voci (intelligentemente e sapientemente) critiche interne alla Chiesa esistono (ho citato il prof. Grillo, ma potrei nominarne molti altri, da Duilio Albarello a Raffaele Maiolini, da Pierlugi Consorti a Derio Olivero), e allora l'ultima domanda è rivolta a tutti, credenti e non credenti, clericali e anti-clericali: vogliamo continuare ad ignorarle, queste voci, per fissarci sulle comode posizioni "Mondo contro Chiesa / Chiesa contro Mondo" o magari sarebbe il momento di cercare di elevare il livello della discussione?

P.s. a scanso di equivoci, ci tengo a sottolineare che - se non si fosse capito - da cattolico ritengo che la nota inviata dal Vaticano al Governo Italiano sul DDL Zan sia un errore. Un errore di forma prima ancora che di sostanza, un errore strategico, un boomerang piuttosto pesante. 

P.p.s. sempre a scanso di equivoci, però, le reazioni e i commenti che ho letto in giro sul tema sono avvilenti. Da cui si ritorna alla prima riflessione.

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